WOODY ALLEN, TALAMONE, SUTRI E LA NECESSITA' DI UN APPROCCIO DEL RECUPERO NEI BORGHI DELLE MODALITA' COSTRUTTIVE PREMODERNE

 

 

Qualche giorno fa ho portato miei amici a visitare Talamone. Borgo sul mare in una posizione di grande fascino a nord di Orbetello. Si trattava di una giornata di sole successiva ad una serie di giorni di pioggia, adatta a mettere il naso fuori casa e a visitare un borgo arroccato come Talamone.. Erano le ore della mattinata avanzata. Eppure le strade interne alle mura erano più o meno deserte. Nonostante il grande fascino degli affacci, verso l’Argentario, o verso il porto, o verso l’entroterra della Maremma. La condizione di scarso successo turistico di quel luogo in quel momento mi colpiva, nelle ore in cui ero certo che altri luoghi analoghi in quelle ore erano maggiormente oggetto di visita da parte del turismo domenicale o di frequentazione dei residenti nel borgo pervenuti nel fine settimana. Poche le auto nel parcheggio e nessun pubblico di gitanti.

Per cui non mi ha stupito leggere sul maggiore quotidiano locale il commento di un affezionato amministratore che segnalava l’esigenza di “sistemare le strade e organizzare più eventi nel borgo”. E lamentava la condizione del “manto stradale sonnesso, il guano dei piccioni, i cestini della spazzatura stracolmi e i negozi chiusi”. Nella critica cadono le condizioni di manutenzione del verde e dei fiori, come si conviene ad un paese turistico. La conseguenza, è rilevato dal politico intervistato dal quotidiano, è che “a settembre le saracinesche degli esercizi commerciali, ad eccezione del negozio di alimentari, del tabaccaio e del forno, si abbassano e a Talamone a novembre non c’è una struttura ricettiva aperta.”  Ed è vero, gli elementi di critica di cui mi avveniva di leggere erano corrispondenti a quanto osservavo nella passeggiata con i miei amici. Talamone offriva un colpo d’occhio naturalisticamente bellissimo, ma ad un’osservazione più attenta era sciatta, disordinata, ma soprattutto priva di caratteri costruttivi coerenti con un borgo storico. Densamente caratterizzata piuù che altro da infissi di alluminio, da ciotole di cemento, da balconi vuoti da palazzina di periferia. Diciamolo con esattezza. Al di la’ delle osservazioni accorate e sincere del politico Lauricella, quanto ha reso poco “desiderabile” Talamone rispetto alle sue potenzialità è soprattutto l’incoerenza del borgo con il riscontro di caratteristiche materiche e costruttive premoderne, quelle coerenti con le modalità storiche. Sostituite dalle modalità moderne di Albinia e delle periferie urbane più sciatte.

“Per Talamone chiediamo più attenzione e cura, più valorizzazione e maggiore promozione turistica e più decoro” Richieste accorate e sincere, ma che io che ho dedicato i miei studi e il mio lavoro al restauro urbano so che non bastano per risolvere l’incoerenza rispetto alla cancellazione delle qualità costruttive premoderne, e quanto non siano specifiche alla materia.

Come concludere le osservazioni inerenti il tentativo di individuare le cause del degrado rilevato dal politico residente, procedendo però per itinerari più esatti e pertinenti? Pur mantenendo la sinteticità delle presenti osservazioni? Da un lato con un rinvio al mio libro “Restauro Urbano Armonico”, ed. Gangemi, tra i tanti da me dedicati al tema Dall’altro con una sintetica citazione di un brano filmico di Woody Allen, laddove il regista americano attribuisce il massimo della pena all’inventore dell’alluminio anodizzato.

(fare clic sul link qui appresso)

https://www.youtube.com/watch?v=0EvH3ja66iA

Non starei a dire che  Woody Allen abbia espresso la propria condanna in rapporto allo scempio tramite la sostituzione degli antichi infissi con quelli di alluminio attuata negli scorsi decenni a Talamone. Ma la sua condanna è senza appello e senza possibilità di perdono. Una condanna tanto drastica da non richiedere ulteriore commento visto che non risulta citata tra le cause di degrado poste in risalto nella intervista sul quotidiano. Non c’è qui lo spazio per tutti gli sviluppi disciplinari che ho dedicato al dema del degrado dei borghi nei miei libri. Ma se si potesse porre rimedio a Talamone già al tema degli infissi in alluminio si potrebbero accantonare già tante purtroppo deboli motivazioni quali quelle a cuore a tanti amministratori.

E’ questo del resto l’approccio chei accomuna il mio modo di risolvere il degrado nei borghi a quello più diffuso tra i politici. Lo si riscontra ad esempio con le modalità adottate da Sgarbi a Sutri nel suo aprrocio da sindaco a quel borgo. Nel senso che anche in quel caso l’approccio è stato, come nel mio in rapporto all’alluminio, un approccio consistente nei materiali non coerenti con quelli premoderni che avevano preceduto quelle funzioni. Qualcuno sarà rimasto sorpreso dal fatto che senza esitazione il sindaco-critico ha dato grande ruolo alla sostituzione di tutti i vasi ornamentali di plastica per le strade e le piazze di Sutri con altrettanti in cotto provenienti dalle eccellento manifatture in cotto di Deruta. Due interventi, inerenti l’eliminazione degli infissi in alluminio e delle ciotole in cemento, che rappresentano solo un inizio, ma pienamente coerenti con la logica decisiva del recupero deile modalità realizzative urbane premoderne.

La prosecuzione di questo racconto è nel mio suddetto riferimento bibliografico, e in quelli che amerei resocontare con quei sindaci, quegli assessori e quei politici appassionati che volessero prendere un caffè con me. Senza respingere il mio interesse su base disciplinare come fosse impiantato su base intellettualistica priva del pragmatismo privo delle sufficienti garanzie del fare.